Licenza Creative Commons
Questo/a opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia .

translator

l clima della Maremma presenta caratteristiche mediterranee lungo la costa, mentre assume caratteri più continentali via via che si procede verso l'interno.
Le distanti montagne della Corsica ad ovest e i più vicini rilievi dell'Isola d'Elba tendono a deviare o ad attenuare le perturbazioni atlantiche: le precipitazioni risultano piuttosto scarse e raramente di lunga durata lungo la costa grossetana e viterbese, toccando i minimi assoluti attorno ai 500 mm annui presso i Monti dell'Uccellina e l'Argentario, mentre nell'interno e lungo la costa livornese i valori sono generalmente compresi tra i 600 e i 700 mm annui, aumentando ancora sui rilievi collinari e montuosi esposti ai venti atlantici. La maggiore piovosità è attestata in autunno, mentre le altre stagioni presentano un regime pluviometrico piuttosto irregolare. Lungo la fascia costiera della Maremma centro-meridionale, l'eliofania (soleggiamento) raggiunge valori medi annui elevati: poco più di 7 ore di sole al giorno, col minimo in dicembre attorno alle 4 ore giornaliere ed i massimi in giugno e luglio con valori di oltre 11 ore di sole al giorno.
Le temperature medie annue si aggirano attorno ai 16 °C lungo la costa e tendono a diminuire man mano che si procede verso l'interno. Sulla fascia costiera sono rare le temperature invernali sotto zero e le temperature estive oltre i 33 °C; nelle vallate interne invece le minime dei mesi più freddi possono essere rigide, mentre le massime estive possono anche raggiungere i 40 °C.



In Maremma specialmente nei parchi prosperano una quantità impressionante di animali selvatici e piante interessanti, avvolti da un habitat tipico delle coste mediterranee: colline boscose, uliveti, pascoli, pinete, dune, estuari e distese fangose.
Durante i cicli migratori (primavera e autunno) si possono vedere numerosi esemplari di trampolieri, anatre, aironi e garzette. L’estuario dell’Ombrone è famoso per essere il punto di ritrovo di molti birdwatcher. Spostandosi nell’entroterra si possono scorgere rarità come falchi pescatori, gruccioni, fenicotteri e bianconi. Non è raro alzare lo sguardo a cielo e ammirare gli aironi che volteggiano sui canali.
Verso sera potrete imbattervi in altre specie come il capriolo sulle colline o il cinghiale nella boscaglia. E’ facile incontrare anche porcospini, tassi, volpi e la rarissima lontra. Spostati sulle terre coltivate a nord dell’estuario si possono ammirare i cavalli selvaggi che corrono per la Maremma, un’immagine diventata famosa nel mondo.
Per quanto riguarda la flora invece, i pini, le querce da sughero e le enormi distese di cespugli di rosmarino sono tra i più frequenti, ma facendo attenzione si possono ammirare numerosi esemplari di piante selvatiche e rare, come il pino nano, l’unico pino indigeno italiano.



Forse un tempo l' inverno era più rigido, forse le abitazioni erano meno riscaldate di ora. Forse un tempo il mito aveva lo scopo di dare ordine all'universo conosciuto, e di spiegare i fatti naturali. Miti antichi e moderni danno una prima spiegazione ai fenomeni che avvengono sotto i nostri occhi, e di cui non si scorgono le cause a colpo d’occhio.
La narrazione mitologica della merla è nota in tutte le località, soprattutto in quelle montane; il suo scopo è di spiegare la ragione per cui tutti i merli sono neri.
In un lontano inverno, quando i merli erano ancora bianchi, in un fine gennaio in cui la campagna era completamente ricoperta di una candida coltre di neve, e gli alberi avevano perso tutte le foglie, e i rametti delle siepi erano strapazzati dal vento gelido, una merla cercava un riparo per se e per i suoi figlioletti. Non un angolo riparato dal vento, scorgeva la merla, non un tegola di un tetto sotto cui rintanarsi. La gente se ne stava in casa, intorno al fuoco, e dai camini usciva un fumo scuro. Per non morire di freddo, la merla dal piumaggio candido, portò i suoi piccoli sulla bocchetta di un camino. L'aria fuligginosa non era piacevole, ma almeno era tiepida.
Tre giorni durò il grande freddo, e quando rispuntò un timido sole, la merla uscì dal camino con i suoi piccoli. Ma cosa era successo? Le loro piume erano tutte nere, come la fuliggine che avevano respirato.
È da allora, infatti, che i merli sono neri, e che gli ultimi giorni di gennaio, i più freddi di tutto l'inverno, sono detti "i giorni della merla".
























.